Il progetto, indirizzato e guidato delle norme tecniche di attuazione del PUC e delle altre normative e regole varie che ne hanno delineato confini, limiti e rapporti con l’intorno, è il risultato di una sintesi progettuale che ha cercato di contemperare nel miglior modo possibile gli aumenti di superfici e le modifiche volumetriche con il risultato architettonico e formale, in particolare l’ampliamento volumetrico con la sua nuova forma planimetrica a “C” risolve in modo più classico la forma dell’edificio nel suo rapporto con il giardino e la villa antistante.

Il corpo aggiunto ripropone le caratteristiche formali dell’edificio originale con la ripetizione del bugnato d’angolo, mentre il corpo centrale (corrispondente al lato lungo dell’edificio originario) è diventato elemento di collegamento con la leggerezza di un giardino d’inverno riprendendo anche la preesistente copertura ornamentale verde del prospetto, il tutto mantenendo la stessa impronta originaria del sedime, al netto di una lieve compensazione del volume esistente.

L’immobile che ne è derivato rispetta le caratteristiche tipologiche e formali dell’intorno ed in generale della zona di Albaro, ricucendo uno strappo che l’edificio originario generava nel tessuto esistente sia per ragioni dimensionali e formali, che per ragioni tipologiche e di conservazione (incoerente e mal conservato.

L’insieme, comprensivo del giardino, risulta equilibrato e piacevole sia dal punto di vista dell’inserimento nel tessuto edilizio esistente (la nuova soluzione riordina un vuoto compreso tra ville di grande che dal punto di vista della composizione architettonica, dove viene miscelato attentamente l’esistente ed il contemporaneo.

Il progetto si inserisce nell’ambiente e nel tessuto urbano nel più totale rispetto non rinunciando al doveroso sguardo verso la contemporaneità, di cui soprattutto il livello tecnologico dell’edificio è parte fondamentale ed integrante.